Chioggia
Quarant'anni fa, estate 1966, la loro scoperta: i sub svelarono il mistero. La "città fantasma" non era altro che le tegnue . Pochi giorni fa la decisione del ministero per l'Ambiente di rendere permanente il vincolo per l'area delle tegnue di Chioggia. E ora la polemica, non ancora una "guerra", a tutela della vasta oasi marina che fronteggia il suo litorale. «Le tegnue sono solo quelle chioggiotte. Diffidare dalle facili imitazioni giocate magari sulla semplificazione ortografica (le "tenue", sito patrocinato per altro dalla Regione Veneto)». Così Chioggia reclama il diritto a fregiarsi di un titolo, quelle delle proprie "tegnue ", un'oasi di 30 chilometri quadrati, che non vuol vedere annacquato in una generica definizione di "tegnue (o tenue?) dell'Adriatico". «Nessuno vuol fare guerra a nessuno», conferma il sindaco Fortunato Guarnieri. «Ognuno ovviamente è padrone di sfruttare al meglio le risorse che la natura ha creato nel proprio territorio. Ma riteniamo importante ricordare, al di là delle dimensioni, parametro sul quale non c'è confronto tra l'oasi di Chioggia e le altre del litorale veneto, che quelle di Cavallino-Treporti si sono da sempre chiamate "lastrure", mentre quelle di Caorle i pescatori, nostri e caorlotti hanno sempre definito "presure". Si tratta di sinonimi, ma hanno una fondamentale importanza perché definiscono ambienti marini differenti soprattutto dal punto di vista morfologico».
Quanto all'antichità del termine "tegnue ", che deriva dal fatto che il fondale accidentato trattiene le reti da pesca (e per questo motivo i pescatori si tengono lontani dall'oasi marina) il sindaco di Chioggia sottolinea che «"i nostri pescatori lo usano da secoli. Ma se vogliamo riferirci solo agli ultimi anni - aggiunge Guarnieri - allora va ricordato che il Comune di Chioggia da quasi dieci anni su imput del sub Piero Mescalchin, lavora per vedere riconosciuta l'importanza delle "tegnue ". Un lavoro premiato col riconoscimento del vincolo ambientale dapprima temporaneo e dallo scorso 4 settembre permanente per decisione del ministero dell'Ambiente».
Un risultato favorito da una serie di confronti con le organizzazioni dei pescatori, con la Capitaneria di porto e sul quale s'è poi innestata l'iniziativa della ricerca con considerevoli contributi delle Università di Bologna, Padova e Trieste incentivate dall'Associazione "Tegnue di Chioggia", presieduta da Piero Mescalchin e costituitasi all'indomani del riconoscimento ministeriale dell'oasi di tutela biologica. «Questo patrimonio e insieme le possibilità che offre come alternativa al nostro turismo - sostiene Luciano Serafini, assessore al Turismo - siamo decisi a difendere da ogni tentativo di plagio attuato magari attraverso un inconsapevole inquinamento mediatico».
Oggi nelle tegnue di Cavallino-Treporti viene immersa una statua in marmo della Madonna, a cinque miglia dalla costa, a 18 metri di profondità. L'iniziativa è del Comune che, osserva il sindaco di Chioggia, «bene ha fatto a intraprenderla. Ma - osserva Guarnieri - se di tegnue vere si tratta perché si intende proteggere la statua dalle reti a strascico "con grossi manufatti in calcestruzzo armato"? Da sempre, se parliamo di vere tegnue , nessuno azzarda gettarvi le reti. Da noi, a Chioggia, dove ci sono le uniche vere tenue dell'alto Adriatico, è così da sempre».
Giorgio Boscolo
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